Due giorni fa era la prima domenica di dicembre 2019. Le previsioni del tempo dichiaravano pioggia insistente per cui il mio programma per il weekend era chiaro: divano e Netflix.
Sabato pomeriggio, tuttavia, una vocina ha iniziato a farsi largo nella mia testa con caparbietà:
Devi fare un po' di movimento! Movimento! Camminare!
Alla fine ho ceduto e domenica mattina, a dispetto della costante pioggerella che ormai sta caratterizzando le ultime settimane, ho preso il cagnetto sempre entusiasta di uscire di casa spinto dalla sua giovane età e ci siamo diretti alla Pellerina, uno dei più grandi parchi di Torino.
Date le condizioni meteo avverse pensavo di non incontrare quasi nessuno ed invece, una volta parcheggiata l'auto, mi sono addentrato nel parco ed mi sono imbattuto in frotte di gente incuranti della pioggia battente e vestita con tute dai colori sgargianti che correvano per i viali degli 83 ettari del parco.
Dopo aver passeggiato un pochino sui viali principali mi sono addentrato nei sentieri laterali godendomi un po' di pace. Per l'occasione mi ero munito di scarponcini ed un po' di fango non mi spaventava. Dal canto suo il cagnetto era doppiamente gioioso perché finalmente ho potuto sguinzagliarlo e poteva lanciarsi in corse forsennate in mezzo al fango.
Se tutto intorno non fosse stato bagnato, mi sarei seduto volentieri su una delle numerose panchine disseminate in ogni dove per assaporare profonde boccate di sigaro e ascoltando in lontananza il noioso traffico di Corso Regina Margherita e Corso Lecce che dal centro del parco vengono percepiti appena. Il sigaro, ovviamente, me lo sono fumato ugualmente e sotto l'ombrello è stata un'esperienza quasi pacificatrice con il mondo.
Erano anni che non andavo più alla Pellerina. Quando ero ragazzo era una delle mie mete domenicali preferite. Montavo in sella alla mia montanbike e percorrevo, insieme ad un paio di amici, i 10km di strade cittadine che dividevano casa dei miei genitori da quel luogo incantevole. A quel punto ci scatenavamo in gare all'ultima pedalata per arrivare prima alla Cascina Marchesa, poi fino a Corso Appio Claudio e dopo ancora in via Pietro Cossa.
Il parco è attraversato in lunghezza dalla Dora Riparia che dona calma con il suo costante fluire. In alcuni punti si possono notare i resti della recente piena: tronchi arenati nel centro del suo corso e stracci sui rami di alberi ai bordi del fiume sono il monito della furia dell'acqua che sa essere davvero veemente.
Una dei luoghi più ambiti per il nostro trio era il ponte a schiena d'asino dove, a turno, ci mettevamo ai due estremi per avvertire il terzo che non c'erano pedoni in vista, quindi ci si lanciava a tutta velocità con la bicicletta verso il punto più alto per poi impennare e percorrere la parte in discesa su una ruota sola.
Da quel ponte, domenica, si poteva vedere la Dora scendere impetuosamente dalle rapide artificiali che sono state costruite per bloccare i detriti e per poterli raccogliere con facilità una volta al mese.
Il centro del parco è costellato di piccoli specchi d'acqua che ospitano diversi tipi di volatili. Gabbiani ma anche gallinelle d'acqua erano i regnanti indiscussi di questi luoghi e nelle acque inspiegabilmente pulite si vedevano forme di vita squamate aggirarsi in cerca di qualche mollica di pane lanciata dai passanti.
Nonostante non andassi alla Pellerina da almeno una decina d'anni, ricordavo perfettamente la posizione di ciascun laghetto e li ho rivisitati tutti immortalando alcune gallinelle correre a pelo d'acqua per poi spiccare un goffo volo con grande interesse del mio cagnolino che le osservava incuriosito.
Dalle parti di Corso Regina ho notato un chioschetto dove mi sono fermato per una seconda colazione a base di cornetto alla marmellata e caffè caldo. Mentre mi rifocillavo sono arrivati alla spicciolata alcuni anziani. Hanno subito cominciato a chiacchierare di nipoti e figli ma dopo qualche minuto hanno iniziato a prendersi in giro amichevolmente su alcune prestazioni sportive non meglio identificate. Sono rimasto ad osservarli in religioso silenzio un po' divertito dalla cosa ed altrettanto incuriosito mentre il cagnolino sbavava alla vista del cornetto completamente incurante di chi ci stava vicino.
Alla fine hanno salutato il gestore del chiosco per dirigersi verso un cancelletto di fronte sul quale spiccava la scritta bocciofila. Hai capito i vecchietti?
Questa domenica mattina ha rappresentato un tuffo nel passato ma mi ha anche fatto riflettere su quanto i polmoni verdi in città siano un patrimonio importante per i suoi abitanti. Tra podisti, coppiette che portano a spasso i cani, vecchietti in bocciofila e gente che semplicemente camminava sotto la pioggia, tutto sembrava immerso in una sorta di realtà parallela lontano dai ritmi cittadini.
Torino è piena di parchi; oltre alla Pellerina ci si può tuffare nello stupendo Parco del Valentino sulle sponde del Po nel quale è possibile visitare un castello con tanto di ponte levatoio ed il magnifico quanto enorme Parco della Mandria che ospita la bellissima residenza sabauda della Venaria Reale.
Si, il verde è un bene comune che va salvaguardato e valorizzato soprattutto in un mondo sempre più dominato da cemento ed asfalto.
NB: tutte le fotografie sono state scattate con il mio smartphone durante la passeggiata al parco