Un esame un po’ strano... e un amico in più

in Olio di Balena5 years ago (edited)

Il polo di scienze sociali, crediti Sailko / CC BY-SA 3.0

Belli gli anni dell’università… Per me il periodo più bello è stato quello in cui ho frequentato il corso di laurea specialistica all'Università di Firenze, alla scuola di Economia e Management.
Essendomi laureato a Siena i primi giorni di novembre, iniziai a seguire le lezioni del semestre qualche settimana dopo. Era praticamente impossibile recuperare nella sessione di gennaio - febbraio e quindi mi focalizzai su 2 materie che passai con qualche difficoltà ma con dei buoni voti.
Tentai anche una terza materia, microeconomia, terrore per molti studenti della magistrale, che passai senza aver praticamente ripassato (avevo affrontato ben 3 esami diversi su quella vasta materia all’università di Siena, ottenendo ben 2 lodi, ma il direttore della scuola di Economia e Management non mi dispensò e io non obiettai dato che era una materia da 12 CFU in cui potevo ottenere un ottimo voto), giusto per vedere come era strutturato l’esame.
Ottenni un 24 che rifiutai senza neanche pensarci, anche un amico con cui avevo condiviso il percorso in triennale fece lo stesso ma ci guardammo bene dal dirlo in giro.
A Febbraio finalmente mi trasferii a Firenze e iniziai a stringere qualche amicizia al di fuori dell’Università, in particolar modo con altri studenti fuori sede. Feci la conoscenza anche di un ragazzo molto simpatico, Juri, che stava tentando per la terza volta microeconomia e cominciammo a studiare insieme. Era un tipo che si distraeva facilmente e l'aula studio della facoltà di economia non aiutava, la primavera neppure.
Ciò nonostante riuscimmo ad abbozzare un piano di studio che ovviamente seguimmo un po' a modo nostro, ma alla fine le parti più difficile erano state affrontate. Gli esercizi più difficili di microeconomia presuppongono la padronanza di strumenti di analisi matematica: derivate, derivate parziali, la costruzione di matrici hessiane, ottimizzazione vincolata, tutte cose che avevo già affrontato in triennale e il nostro professore ci aveva insegnato qualche “trucchetto”. Tanto per fare un esempio, per risolvere una ottimizzazione vincolata di una delle funzioni più ricorrenti in microeconomia, seguendo le regole matematiche avrei impiegato almeno una ventina di minuti, con il “trucchetto”, con pochi calcoli sapevo quale doveva essere il risultato finale.

il gioco degli scacchi secondo me è la perfetta sintesi dell'oggetto di studio della materia, crediti: David Lapetina / CC BY-SA 3.0

Saper svolgere un esercizio del genere voleva dire avere già il 18 in mano!
Stringemmo amicizia, un’amicizia sana che non era limitata allo studio e finalizzata al passaggio dell’esame. Iniziammo anche la frequentazione al di fuori dei banchi dell’università, in un periodo che per me era molto turbolento e che passai anche grazie al suo contributo, un ragazzo veramente d’oro.
Avevamo lavorato duro, lui in particolare. Il giorno dell’esame, arrivai di buon ora in facoltà ma non trovai Juri in autobus. L’esame sarebbe iniziato di lì a poco, provai a telefonare ma il telefono era spento. Il professore fece l’appello e lui risultava assente ma convinsi il professore ad aspettare e a permettermi di tentare un’ultima chiamata. Questa volta rispose e solo in quel momento realizzò che quella mattina c’era l’esame e che era in ritardo. Io ero un po’ irritato perché molti studenti stavano ridacchiando di nascosto (ma avrebbero riso ancora per poco, metà di loro non avrebbe passato l’esame mentre noi sì). Ritardò di mezz'ora ma fu comunque ammesso all’esame (mi raccontò che finì di cambiarsi mentre scendeva le scale di corsa, sotto alla felpa aveva ancora il pigiama) e sedette nel banco accanto al mio, nonostante la vicenda brillava in volto perché aveva una sicurezza in più. A esame concluso mi disse di non aver copiato gli svolgimenti, aveva guardato solamente i risultati finali ed era ottimista.
Io passai l’esame con 29, per un piccolo errore di calcolo dettato dalla fretta, ero comunque soddisfatto e accettai senza indugio.
Il professore, rivolgendosi al mio amico fece, un po’ titubante “lei, non ha svolto un bellissimo esame, ma comunque è in quella metà della classe che è riuscito a passarlo, accetta il 19?”. Ancora ho vivida l’espressione della faccia di Juri al sentire quella notizia era emozionatissimo, bello deciso esclamò: “allora è andata bene professore, dove devo firmare”.
Quella volta la risatina non fu irriverente, per molti fu d’invidia!
Con Juri affrontai anche qualche altro esame, ma la frequentazione più assidua rimase quella al di fuori dei banchi universitari.

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Un bel racconto di un esame universitario ma soprattutto di una bella amicizia
Grazie @duranzo89

Sì l'esame è un po' la storiella di fondo, ma di Juri adoravo la semplicità, la generosità e l'intelligenza. Assieme ad un altro ragazzo formavamo un trio eccezionale, abbiamo passato veramente un periodo bellissimo.
Poi arrivò il momento in cui le nostre strade si separarono per motivi lavorativi, ora ci sentiamo molto di rado, ma nel momento in cui venne a mancare la madre cercai di stargli vicino più che potevo.
Ti ringrazio. 😉